La felce preistorica del Savone e la serendipity

…una contrada non è mai bene e interamente studiata ed offre il più delle volte a chi imprende ad investigarla qualche cosa di raro e forse nuova
N. Terracciano, Relazione intorno alle peregrinazioni botaniche fatte per disposizione della deputazione provinciale di Terra di Lavoro in certi luoghi della provincia, 1872

Ho dedicato moltissimi anni della mia vita allo studio della natura e in particolare della flora del vulcano di Roccamonfina ma neppure per un istante mi è passato per la mente che il lavoro di conoscenza potesse essere completo. Troppi angoli restavano inesplorati o studiati limitatamente ad una o poche stagioni. Troppo poco tempo e poche risorse per approfondire le ricerche in tempi ragionevoli ma a spingere a non accontentarsi mai è il fatto che spesso, esplorando anche aree già studiate, si scopre qualche specie mai censita prima, rara o comune che sia. Gli esempi sono moltissimi e riguardano anche altri ambiti geografici in cui ho avuto la fortuna di svolgere le mie “peregrinazioni botaniche”, per professione o per passione.

Però ci sono scoperte che non ti fanno dormire. Come quella volta in cui con la Prof.ssa Santangelo della Federico II, ci rendemmo conto che una delle piante più rare d’Europa, la Eokochia saxicola , cresceva sulle falesie rocciose di capo Palinuro [1]. Stavamo monitorando alcune specie rare (fra cui l’endemica primula di Palinuro – Primula palinuri) e ci imbattemmo nella pianta più rara di tutte. Lo scrittore Horace Walpole coniò il termine “Serendipity” per descrivere queste scoperte fatte “per puro caso” sebbene non si tratti realmente di pura casualità. Infatti l’oggetto della scoperta viene riconosciuto perché la nostra mente è preparata, addestrata, competente per riconoscerlo. Allora le nuove scoperte, anche nelle contrade già esplorate sono possibili perché oltre a cambiare l’ambiente e la sua biodiversità (le piante si diffondono, possono scomparire e ricomparire per i normali, lenti, processi naturali…) cambia anche la nostra mente e la nostra capacità di riconoscere gli oggetti.

Scorcio di un tratto del Savone.

In questi termini fu fortuita la scoperta di una bella stazione, ad oggi la più numerosa delle pochissime che ricadono in Campania e quella ubicata più a Nord di tutte le stazioni italiane, della “felce preistorica”: Woodwardia radicans (L.) Sm. Questa pianta cresce, infatti, anche lungo il Savone delle Ferriere, più volte esplorato con successo, ma in cui restava sempre sconosciuto qualche anfratto o qualche parete irraggiungibile. Aggiungo “per fortuna”: se il torrente fosse più accessibile, già da una decina di anni sarebbe interessato da percorsi natura e sentieri che ne avrebbero distrutto velocemente le ricchezze naturali con il pretesto di valorizzarle (e “fortemente voluti” da chi invece ha il compito di proteggerli!).

Fu così che nell’estate del 2019 ebbi la fortuna di percorrere un tratto inesplorato. Avevo appena partecipato ad un progetto di monitoraggio della stessa felce nel Vallone delle Ferriere di Amalfi, dove si conserva una bella stazione della Woodwardia. La specie è oggetto di monitoraggio periodico perché è elencata fra quelle della Direttiva europea 92/43, meglio conosciuta come Direttiva Habitat. Dopo la visita al sito di Amalfi mi frullava nella testa l’idea di ripercorrere meglio un tratto, non certo con la speranza di trovare la felce preistorica (come sarebbe potuta passare inosservata, negli anni?) bensì di cercare qualche altra pianta dell’elleborina del Savone (unica specie endemica del Vulcano!), di raccogliere qualche briofita (muschi e simili) di cui avevo ripreso lo studio, e soprattutto di continuare la ricerca di una bellissima felce, Osmunda regalis, segnalata da Nicola Terracciano nella seconda metà del XIX secolo e mai più osservata in tutta la regione.

Attraverso gli alberi, una delle numerose e spettacolari cascate lungo il Savone

L’escursione fu più difficile del previsto: calore e umidità da foresta pluviale, percorso scivoloso, portarono presto me e chi mi accompagnava ad arrendersi. Ma sulla strada del ritorno, in un punto impervio, l’occhio si posò verso le ripide pareti sul torrente, dove rigogliose felci di diverse specie prosperavano. Alcune di queste avevano fronde che sembravano ben più grandi. Che potesse essere, finalmente, l’Osmunda regalis? Inevitabile fu il collegamento alla Woodwardia vista solo pochi giorni prima e sebbene questo pensiero fu messo a tacere dal fatto che fosse altamente improbabile, grazie allo zoom della fotocamera scattai qualche foto che la sera mi riguardai mentre pianificavo come tornare e raggiungere quelle piante.

Una cascata lungo il Savone
Lungo il Savone sono numerose le specie di felci che possiamo osservare: in primo piano le fronde di Pteris cretica, a sinistra in basso Asplenium scolopendrium e in secondo piano Dryopteris affinis

Il giorno dopo raggiunsi quell’impervio angolo di paradiso botanico. Preannunciato dalla presenza di Pteris cretica, altra felce tutt’altro che comune e mai osservata sul Vulcano, ai miei occhi increduli si parò dinanzi una maestosa stazione di Woodwardia radicans, spettacolare felce con fronde che arrivano a 2,5 m di altezza [2, 3].

Una fronda di Woodwardia radicans

E’ considerata un relitto dell’era geologica terziaria, vale a dire che ha trovato in ambienti come la forra del Savone un rifugio con condizioni climatiche simili a quelle che si trovavano nel Sud Europa circa 60 milioni di anni fa. E’ sopravvissuta, quindi, a 60 milioni di mutamenti climatici e ambientali, nel frattempo sono nate le Alpi, l’Appennino, sono sorti edifici vulcanici, il mare ha sommerso terre e nuove terre da esso sono emerse… Il suo areale si è ristretto oggi a poche stazioni-rifugio tra le isole della Macaronesia (Azzorre, Madeira, Canarie) e Creta ed oggi la specie è protetta a diversi livelli: oltre ad essere elencata in Allegato II e IV della già citata Direttiva Habitat, rientra fra le specie protette dalla legge regionale 40/1994. In Italia è considerata minacciata di estinzione, attualmente presente in  36 siti fra Campania, Calabria e Sicilia e in progressiva diminuzione. In Campania è nota, oltre che nel sito presso Amalfi, anche per l’isola di Ischia. Questa scoperta rende ancora più importante l’ecosistema del Savone, prezioso scrigno di biodiversità fra i più ricchi della regione. E’ necessario averne cura per non compromettere o addirittura perdere, in pochi anni, le testimonianze di vicende di storia naturale di cui abbiamo ancora molto da scoprire.


Note bibliografiche
[1]https://www.salernotoday.it/cronaca/kochia-saxicola-palinuro-scoperta.html
[2]https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/11/30/news/dalla_preistoria_a_oggi_anche_a_teano_spunta_la_felce_preistorica-242303101/
[3]Croce, A. (2021). A new station for the endangered fern Woodwardia radicans (L.) Sm. (Blechnaceae) in Northern Campania (Italy). BORNH Bulletin of Regional Natural History1(1), 1-8. https://doi.org/10.6092/2724-4393/7571. Link


Sono grato a chi vorrà segnalarmi imprecisioni, errori o omissioni nel presente articolo nonché a chi mi vorrà inviare nuove segnalazioni sulla presenza delle specie citate in aree di Terra di Lavoro, da osservazioni o da riferimenti bibliografici qui non citati. Grazie anche a chiunque voglia lasciare un commento.

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