L’ “albero frisco” e la pseudosughera.

Elemento identitario del paesaggio

Il maestoso “albero frisco”

In occasione della Giornata Nazionale degli Alberi, voglio portare l’attenzione dei lettori su un albero che mi è caro. In realtà questo albero è caro a moltissime persone che vivono sul versante sud-orientale del Vulcano di Roccamonfina, tra i comuni di Caianello e Teano, tanto che può essere considerato fra i pochi esempi di pianta con caratteristiche di elemento identitario del paesaggio. In un territorio in cui non mancano alberi sia per numero di esemplari, come per il castagno, che per assortimento, come nel caso del genere Quercus che conta almeno 6 specie autoctone. Fra le querce l'”albero frisco”, un maestoso esemplare di pseudosughera o quercia crenata, scientificamente Quercus xcrenata Lam., che quasi tutti conoscono.

Attualmente sorge svettando dal giovane castagneto da frutto, vetusto superstite di una selva nota anche sulle carte topografiche con il nome evocativo di “Bosco Paradiso”. Con l’inoltrarsi dell’autunno verso l’inverno diviene ancora più evidente poichè i boschi caducifogli si ingialliscono e si spogliano ma lui resta “frisco”, verde. Come se fosse un leccio o una sughera. Ma non è nè uno nè l’altro.

Corteccia che ricorda molto la sughera, foglie verdi in autunno e inverno ma con la forma di quelle del cerro. Cupole delle ghiande spinose quasi come il cerro. Il mix di caratteri tra il cerro (Quercus cerris L.) e la sughera (Quercus suber L.) mette in evidenza il carattere ibrido della “specie” a cui appartiene l'”albero frisco” e la “x” prima dell’epiteto “crenata” sta proprio a significare che siamo di fronte ad un’entità ibrida. Discendente da un periodo in cui la sughera, oggi tipica delle zone con clima più marcatamente mediterraneo, ha potuto incontrare il cerro, caratteristico di un tipo di vegetazione più rappresentata in zone collinari e montane. A dispetto del concetto di specie biologica, questo ibrido è fertile, produce ghiande che germinano originando nuove piante.

Dettaglio della chioma dell’albero di Bosco Paradiso
“Albero Frisco”, Quercus xcrenata, Ottobre 2019

Poco distante, altre piante della stessa specie spiccano nei boschi autunnali. Individui più giovani che vengono risparmiati dal taglio del ceduo e mi piace pensare che siano stati salvati come forma di rispetto verso un albero raro. Sparsi sulla sommità dei versanti della valle del Savone, se ne contanto una ventina al massimo. Più in alto, sulla sommità del Monte Lattani nel territorio di Roccamonfina, un altro albero di dimensioni ragguardevoli è un altro esemplare di Quercus xcrenata. Anch’esso con quei caratteri a metà tra la sughera ed il cerro. Anch’esso con una corte di giovani “figli” che chi provvede alla gestione del bosco ha riconosciuto e risparmiato.

Il belvedere di Monte Lattani (810m) con, a sinistra nella foto, un esemplare di Quercus xcrenata ormai spoglio. Marzo 2019.

Metafora della tenacia, della resistenza all’inverno, che affronta senza perdere le foglie? In realtà la pseudosughera le foglie le perde, a fine inverno, spogliandosi della vecchia chioma per poi rinverdirsi in primavera.

Distribuzione in Terra di Lavoro: Segnalata solo sul Vulcano di Roccamonfina (Croce et al. 2008)

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