…e c’è ancora chi va in giro a fare mazzetti di fiori spontanei.

Avevo nominato questo giglio nel precedente articolo. E dato che si tratta di una pianta con uno fra i più grandi e bei fiori della nostra flora, oltre al fatto che proprio in questo momento è in fioritura, merita un articolo. Bisogna subito chiarire che “giglio di San Giovanni” è un nome che si applica in generale a questa specie ma che in quasi tutta Italia si trova la sottospecie croceum mentre la sottospecie bulbiferum è stata osservata solo nelle regioni del Nord Est.
Il significato dei nomi latini fin qui usati per nominare la pianta in questione è molto chiaro:
- lilium è il nome latino dei gigli;
- bulbiferum significa “portatore di bulbi” e richiama una caratteristica che ha solo la sottospecie nominale (quella, cioè, che ha i caratteri della specie descritta in originariamente) ovvero portare dei bulbilli sul punto di inserzione di alcune foglie sul fusto;
- croceum farebbe riferimento al croco per via del colore, arancione “come lo zafferano” (sì, per molti lo zafferano è associato al giallo ma la realtà è molto più variegata!). Gli inglesi lo chiamano, infatti, saffron lily (=giglio zafferano).
Vive nei boschi dalle quote basse collinari fino a quelle montane, sopportando anche condizioni di forte ombreggiamento dei boschi più fitti. Fiorisce tra fine maggio e luglio. Si eleva di diversi decimetri, fino a superare il metro di altezza in piante che Terracciano descrisse cone var. giganteum
La sua sfortuna è quella di essere molto appariscente ed è per questo che, nonostante sia una specie relativamente diffusa, è protetta in molte regioni italiane. In Campania è protetta dalla legge regionale 25 novembre 1994, n. 40 (Tutela della flora endemica e rara).
Ed è a questo punto che vorrei invitare coloro i quali, ancora oggi, vanno in giro a fare mazzetti di fiori, a fare una considerazione. Quando nel vostro peregrinare vi coglie la meraviglia di un fiore, pensate che quella bellezza non l’avreste mai ammirata se poco prima di voi fosse passato un gonzo con la voglia di portarselo a casa.

Lilium bulbiferum croceum è stato osservato sui rilievi di tutto il territorio, tra i 200 ed i 1500 metri di quota, con i seguenti riferimenti:
- Vulcano di Roccamonfina (Croce et al., 2008)
- Monte Sammucro (Archivio personale)
- Monte Maggiore (Archivio personale)
- Massiccio del Matese (Santangelo et al., 2010) e pagina del blog Flora del Matese dell’amico Pasquale Buonpane
Attenzione: può essere distrattamente confuso con Hemerocallis fulva (L.) L., pianta esotica coltivata nei giardini e sfuggita. Fiorisce nello stesso periodo ed anche negli stessi ambienti. Sebbene anche le app per il riconoscimento dei fiori facciano confusione (!), la differenza è notevole, a partire dalle lunghe foglie (di 40-50 cm) che partono dalla base della pianta e si allungano verso l’alto mentre il nostro giglio ha le foglie molto più corte e sparse lungo il fusto.
